di Silvia Della Pietra
"Sono stanco che il sole resti in cielo, non vedo l'ora che si sfasci la sintassi del mondo, che si mescolino le carte del gioco, i fogli dell'in - folio, i frantumi di specchio del disastro."A quanti non è mai capitato di perdersi o di sentirsi perduti? È proprio in una situazione del genere, percorrendo uno dei tanti sentieri della vita, che Calvino giunge in due strani luoghi: un castello e una taverna.
Questi sono ambienti di oblio, labirintici, in cui viene rubato il mezzo primo della comunicazione: la parola.
Ecco allora che i protagonisti sono portati ad esplorare nuove (e vecchie) frontiere della comunicazione ed il lettore nuove frontiere dell'interpretazione; le persone, infatti, attraverso i tarocchi, narrano le loro storie che culminano con uno smarrimento spesso anche psicologico.
La tavola su cui le carte vengono caoticamente disposte diventa simbolo dell'ordine caotico del mondo reale. S'intrecciano storie di re (Edipo, Lear), di cavalieri (Orlando, Astolfo), di donne (Elena di Troia) e di personaggi senza nome che compongono un quadrato magico destinato a essere distrutto.
Qui il significato più profondo del libro: il mondo è un labirinto di segni indecifrabili, dove regna il caos, dove la nostra storia non lascia il segno, passando inosservati la nostra vita si intreccia con altre fino a perdere poi il significato primo della vita.
"Il castello dei destini incrociati", pubblicato nel 1973 dopo travagliati anni di studio sul gioco combinatorio e di lettura ammirata delle pagine ariostesche, narrazione intrecciata e illusionistica, è particolarmente indicato per tutti quelli che hanno voglia di perdersi in un libro, entrare in un mondo senza tempo e senza spazio, di partecipare alla narrazione, alla ricerca di quella verità che, in fondo, non esiste nemmeno.
"Lasciatemi così. Ho fatto tutto il giro e ho capito. Il mondo si legge all'incontrario. Tutto è chiaro."



















